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Prof.Campbell: quale futuro per la nostra alimentazione.

  • Nives Gargagliano
  • 2 giu 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Quale alimentazione per il prossimo futuro? Ne abbiamo parlato con il Prof. Campbell, autore del famoso studio "The China Study", che in occasione di un seminario tenutosi a Bruxelles il 31 Maggio 2016, organizzato da EFD (Europe of Freedom and Direct Democracy), ha relazionato sulla situazione globale relativa all’alimentazione. Appare urgente iniziare a produrre azioni concrete per prepararci ad un tipo di alimentazione che sia sostenibile per l’equilibrio del pianeta e dei suoi abitanti. E’ chiaro che continuare con un consumo di carne ai livelli attuali risulta troppo impattante sotto vari punti di vista:

  1. La salute della popolazione e i relativi costi che gravano sui sistemi sanitari nazionali per malattie che potrebbero facilmente essere prevenute e curate con una adeguata alimentazione a base vegetale con pochi grassi (tra cui olio), zuccheri e sale.

  2. I danni al territorio causati dall’allevamento intensivo su vasta scala del bestiame che viene anch’esso alimentato in modo del tutto inadeguato.

  3. L’inaccettabile trattamento disumano, tenuto nascosto alla pubblica opinione, che viene riservato al bestiame.

I dati che ci ha fornito il Prof. Campbell ci indicano che le proteine animali non sono troppo dannose se assunte nella quantità del 5/6% del totale delle calorie ingerite, mentre iniziano ad essere dannose a partire da un 10%. Questo perché le proteine animali, a differenza di quelle vegetali, presentano determinati amminoacidi che creano una acidosi metabolica e possibili effetti infiammatori di cui il cancro è una conseguenza.

Gli studi decennali del Prof. Campbell si sono concentrati in due ambiti:

  1. La popolazione cinese, la cui alimentazione presenta poco uso di olio e molta verdura. Vedi il famoso libro "The China Study"

  2. La popolazione del Kentucky, uno degli stati più carnivori degli Stati Uniti. L’Università del Kentucky ha portato avanti un progetto tra alcuni cittadini volontari . I risultati hanno dimostrato che i livelli di tossicità nel sangue (Colesterolo, trigliceridi, etc) sono drasticamente diminuiti a seguito del rigido controllo alimentare cui sono stati sottoposti i partecipanti al progetto. Tale iniziativa suscitò negli Stati Uniti tale scalpore che fu presentato al Parlamento del Kentucky un emendamento che favoriva una dieta di tipo vegetale. L’emendamento fu bocciato per 44 voti a favore su 34 contrari, ma non fu un risultato disastroso se si pensa che il Kentucky, patria delle grigliate, è uno degli stati più carnivori degli Stati Uniti. A seguito di tale sconfitta partì il Movimento "Plant Pure Nation" http://www.plantpurenation.com/ che in Italia trova adesione nel progetto Be4Eat.

Il tema della sostenibilità alimentare è un argomento molto serio e preoccupante che poco si presta ad essere oggetto di satira da parte di comici anche di rilievo nel nostro panorama italiano. Basti pensare allo stesso Crozza e alla sua satira sui vegani. L’agricoltura intensiva negli Stati Uniti ha letteralmente ucciso il mercato dei piccoli imprenditori che sono gli unici che potrebbero garantire una agricoltura priva di pesticidi e con rotazione delle colture. Le grosse compagnie statunitensi a monocoltura devastano i territori e spazzano via la concorrenza dei piccoli produttori locali che non si possono permettere l’acquisto di macchinari costosi. Plant Pure Nation è dunque un movimento che tenta di risvegliare le coscienze dal basso. Le lobbies non cederranno mai su questi temi, i politici si adeguano al volere delle lobbies e del loro elettorato. Dunque spetta proprio all’elettorato e ai cittadini stessi spingere per il recupero di un rapporto col cibo e con le filiere alimentari che possa sostenere il peso di una popolazione mondiale in continua crescita, senza andare verso la devastazione del pianeta dovuta a disboscamenti eccessivi per sostenere allevamenti massivi del bestiame e del relativo cibo per sfamare il bestiame stesso.

Tutto questo non è retorica, ma purtroppo la situazione reale. Mangiare sano incide sulla salute della popolazione. Curare la popolazione ha un costo in termini di medicinali e spese sanitarie. Sarebbe dunque doveroso che ogni Stato, a mezzo di un proprio Istituto Nazionale della Nutrizione, si faccia carico di monitorare i propri territori e prenda gli opportuni provvedimenti per dominare appieno un tema che è già attuale, ma che lo sarà sempre di più. I beni di lusso del nostro prossimo futuro saranno proprio i prodotti alimentari di qualità. L’Italia dunque dovrà tutelare al massimo le proprie aziende, specie le più piccole che faticano maggiormente a stare al passo con una concorrenza sempre più schiacciante.

 
 
 

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